Il principale approccio al paziente con problemi di gioco d’azzardo patologico prevede un trattamento psicosociale gioco d’azzardo. L’approccio psicosociale consta di diverse strategie.
Terapia cognitivo – comportamentale
La prima possibilità di approccio non farmacologico e di trattamento psicosociale gioco d’azzardo è la terapia cognitivo – comportamentale (CBT). Essa sfrutta sia tecniche cognitive che tecniche comportamentali per trattare il gioco d’azzardo patologico. Si tratta della principale terapia proposta ai pazienti affetti da questa problematica.
Dal punto di vista cognitivo, lo scopo di questa terapia non farmacologica è lavorare sulle convinzioni errate del paziente ed anche sui suoi processi mentali affetti da bias.
Dal punto di vista comportamentale, lo scopo è lavorare sulle risposte comportamentali che il paziente mostra quando gioca d’azzardo.
Nello specifico, la terapia cognitivo – comportamentale ha lo scopo di correggere le distorsioni cognitive, di trattare l’alterazione nel processo di reward e di valutare e modificare le risposte fisiche e psicologiche che il paziente sperimenta durante il gioco d’azzardo.
Per raggiungere questi obiettivi, la terapia cognitivo – comportamentale sfrutta diversi strumenti:
- Strategie per correzioni cognitive
- Training nell’ambito del problem solving
- Training per le abilità sociali
- Prevenzione delle ricadute
Sono stati effettuati diversi studi per valutare l’efficacia della terapia cognitivo – comportamentale per il trattamento del gioco d’azzardo patologico. Gli studi ne hanno dimostrato la validità.
Non tutti gli approcci di CBT sono uguali: a seconda dei casi è possibile che si punti di più sull’aspetto cognitivo o sull’aspetto comportamentale, ma sono comunque sempre presenti entrambi gli aspetti. Ulteriori studi hanno dimostrato che sia la CBT di gruppo che quella individuale presentano la stessa efficacia, sia nel trattamento del gioco d’azzardo patologico che nella prevenzione delle ricadute.
Colloqui motivazionali
Un altro possibile trattamento psicosociale gioco d’azzardo sono i colloqui motivazionali (MI). Questi sono sfruttati per far sì che il paziente esprima i suoi desideri, le sue ragioni, le sua abilità e la sua necessità di cambiare. Il professionista deve ascoltare il paziente, dargli modo di descrivere la sua situazione e di comprendere l’importanza di modificare il suo atteggiamento verso il gioco d’azzardo.
E’ stato dimostrato che le intenzioni espresse a voce hanno una maggior probabilità di essere trasformate in azioni, in particolar modo se alle intenzioni viene affiancato un piano d’azione fattibile, pensato appositamente per raggiungere lo scopo che è stato prefissato.
Possiamo dunque dividere i colloqui motivazionali in due fasi:
- Aumentare la motivazione a cambiare
- Tener fede all’impegno preso
I colloqui motivazionali sono solitamente brevi e possono essere utilizzati da soli, oppure possono costituire un elemento di un trattamento psicosociale gioco d’azzardo più complesso. Dagli studi condotto è emerso che i colloqui motivazionali sono efficaci, per lo meno nel breve termine. Gli studi hanno preso in esame approcci terapeutici di diversa durata, ma con sessioni comunque brevi (50-60 minuti).
Al momento non si hanno dati circa l’efficacia di questi colloqui nel lungo termine. Saranno necessari ulteriori studi per investigare questo aspetto. Si è visto comunque che è fondamentale una corretta relazione medico paziente per la buona riuscita di questi colloqui.
Giocatori d’azzardo anonimi
Il gruppo dei giocatori d’azzardo anonimi si basa sull’aiuto reciproco. Il gioco d’azzardo patologico non è l’unico ambito in cui si sfrutta questo tipo di terapia sociale, possiamo citare ad esempio i gruppi degli alcolisti anonimi e dei narcotici anonimi.
Il gruppo dei giocatori d’azzardo anonimi è in grado di incrementare l’auto efficacia, di migliorare le abilità di coping e di rafforzare la motivazione, sfruttando la creazione di una rete sociale e l’aiuto reciproco che si danno le persone facenti parte del gruppo.
Un aspetto peculiare di questo gruppo, che lo fa differire dalle altre iniziative simili, è che durante gli incontri ci si focalizza anche sulle ripercussioni finanziarie e sui problemi legali che il gioco d’azzardo patologico può causare.
Sono stati condotti anche in questo ambito degli studi, ma essi hanno valutato l’efficacia del gruppo dei giocatori d’azzardo anonimi all’interno di un trattamento psicosociale più articolato. Bisognerà fare ulteriori studi per valutare l’efficacia del gruppo in maniera indipendente dagli altri elementi di terapia non farmacologica.
Possibili approcci futuri
Sono in corso di studio nuovi possibili approcci per il trattamento psicosociale gioco d’azzardo. Tra questi, è da segnalare la terapia cognitivo – comportamentale che sfrutta Internet. Hedman et al. hanno dimostrato che essa ha la stessa efficacia della CBT classica, ma che grazie all’uso di Internet è possibile ridurre i costi.
Per il trattamento del gioco d’azzardo patologico, Hodgins e Makarchuk hanno sviluppato una versione online degli strumenti di auto cambiamento, mentre Calbring e Smit hanno proposto uno scambio di email tra paziente e terapista, unito ad una telefonata settimanale.
Tra i possibili approcci futuri ci sono anche dei trattamenti che saranno proposti tramite smartphone. Questi dispositivi sono già stati utilizzati per il trattamento delle dipendenze da alcol e sostanze e non stupirebbe riscontrare una loro utilità anche nel trattamento del gioco d’azzardo patologico.
Linardatou et al. hanno invece proposto un programma di gestione dello stress della durata di otto settimane, offerto ai pazienti nell’ambito delle sessioni di incontro del gruppo di giocatori d’azzardo anonimi. Il programma era basato su consigli per la dieta alimentare e per gli esercizi fisici, metodi di gestione dello stress, tecniche di respirazione per rilassarsi ed esercizi per il rilassamento muscolare. Questo programma è stato utile per ridurre lo stress, la depressione e l’ansia ed anche per migliorare il senso di soddisfazione personale e la routine quotidiana dei pazienti.
Terapia cognitivo – comportale e terapia farmacologica
Studi recenti stanno valutando l’efficacia di un approccio che unisca la terapia cognitivo – comportamentale e quella farmacologica.
Uno studio ha comparato l’efficacia di una terapia con escitalopram e di una terapia combinata di CBT + escitalopram. I dati mostrano che il farmaco non ha portato ad un miglioramento dell’outcome rispetto alla singola terapia non farmacologica.
Altri dati interessanti derivano da uno studio retrospettivo, che è stato disegnato con lo scopo di valutare la durata della terapia di mantenimento a seconda dell’approccio scelto per il trattamento.
I dati mostrano che la durata del mantenimento è statisticamente maggiore per i pazienti che sono stati sottoposti ad una terapia combinata farmacologica e non farmacologica, rispetto ai pazienti sottoposti solo ad una terapia farmacologica o solo ad un approccio non farmacologico.
In particolare, la coppia più efficace è risultata quella composta da antidepressivi e CBT. Gli studi a riguardo sono ancora pochi, bisognerà attendere ulteriori approfondimenti.
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